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Cenni storici

dalla fondazione al 900

Non sappiamo praticamente nulla della biblioteca di Praglia nei primi tre secoli di vita del monastero. In ogni caso sembra che le dimensioni ridotte della comunità in epoca medievale, nonostante il cospicuo patrimonio fondiario da essa posseduto, non abbiano permesso che nel monastero si organizzasse un vero Scriptorium. Conosciamo pochi codici appartenuti all’armarium medievale del Monastero, di cui era responsabile il direttore del coro monastico. Si tratta generalmente di testi legati alle necessità di uso quotidiano della comunità; i più antichi e importanti derivano più o meno direttamente dal monastero mantovano di Polirone, a cui quello di Praglia era sottoposto: il Messale monastico (Milano, Biblioteca Braidense AD. XV. 7), e il codice di Consuetudini Cluniacensi (Padova, Biblioteca  Universitaria ms 959), entrambi del XII secolo.

Altri manoscritti sembrano piuttosto destinati alla lectio divina e allo studio di singoli monaci, come il piccolo codice del Commento di Origene  al Cantico dei Cantici,  Padova, Biblioteca  Universitaria ms 1401 (probabilmente di data anteriore alla fondazione del monastero).

I pochi manoscritti oggi conservati a Praglia sono di diversa e recente provenienza, come il bell’Antifonario canonicale del XIII secolo, probabilmente di area svizzera o savoiarda.

Un aumento del patrimonio librario è attestato a partire dall’eredità dell’abate Antonio da Casale (1444) e soprattutto dopo l’ingresso di Praglia nella Congregazione di Santa Giustina (1448).

Ms 1/31, perg. XIII2 [Antifonario Romano], 89 r.
Ms 1/31, perg. XIII2 [Antifonario Romano], 89 r.

La sala destinata a biblioteca in occasione della ricostruzione del monastero tra il XV e il XVI secolo fu decorata dal pittore Giovanni Battista Zelotti intorno alla metà del ‘500, o poco dopo,  con un ciclo di tele a tempera, in parte inserite nel cassettone ligneo del soffitto e in parte – almeno originariamente – collocate sulle pareti della sala (queste ultime nel sec. XVIII furono spostate nel refettorio). Tutte le tele rappresentano episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento, ad eccezione delle Sibille ai quattro angoli del soffitto e delle tre scene centrali: il trionfo della Fede con gli Evangelisti, e i quattro Dottori della Chiesa latina. La scelta iconografica di tale decorazione vuole probabilmente esprimere, in piena Controriforma, la fedeltà della Congregazione Benedettina Cassinese alla Chiesa Cattolica e insieme a un ideale di teologia e di cultura in continuità con quello del monachesimo medievale: un modello incentrato sul contatto diretto con il testo biblico, letto alla luce della grande Tradizione ecclesiastica.

In confronto con le grandi biblioteche monastiche di Santa Giustina di Padova o di San Giorgio Maggiore di Venezia, il patrimonio librario rimase sempre relativamente modesto, come ci testimonia l’erudito Giacomo Filippo Tomasini che, nel 1639, elencò i manoscritti conservati a Praglia nella sua opera Bibliothecae PatavinaeTuttavia nel secolo XVIII il notevole arricchimento delle raccolte di stampati rese necessaria la costruzione della scaffalatura neoclassica (1768); fu smantellato purtroppo l’arredo ligneo rinascimentale, le cui ultime tracce si perdono alla fine del secolo XIX. Allo stesso intervento risale la costruzione dello scalone monumentale di accesso.

Dispersa l’antica biblioteca con la soppressione napoleonica, essa fu ricostituita praticamente ex novo nel secolo XIX dalla Comunità, in grande penuria di mezzi, soprattutto grazie a donazioni; così a Praglia confluirono anche alcuni resti di biblioteche conventuali disperse di Padova e Venezia.

La seconda soppressione (1867) comportò un nuovo sequestro del patrimonio librario, che a partire dalla riapertura del monastero nel 1904 fu ancora una volta ricostituito dai monaci partendo da poche centinaia di volumi messi in salvo in tempo, con acquisti e ancora una volta con donazioni.

Sermones (…) Beati Bernardi abbatis (…), Milano, L. Pachel 1495 (antiporta con nota di possesso del sec. XVI; restituito alla Comunità nel 1908)

Dal 900 ad oggi

Nel 1905 arrivarono dai nobili padovani De Besi i primi volumi del ricco fondo di storia veneta, raccolto soprattutto dallo scrittore e giornalista cattolico Alessio, a cui appartiene la maggior parte dei manoscritti oggi conservati a Praglia.

Nel 1906, grazie ad Antonio Fogazzaro, libri antichi dalla “Bertoliana” di Vicenza, e e nel 1909 i primi volumi donati dal Fogazzaro stesso, donazione completata dai suoi eredi nel secondo dopoguerra.

[Blasonario Veneziano], cart., metà s. XVI, 23v.-24r (Fondo De Besi).
[Blasonario Veneziano], cart., metà s. XVI, 23v.-24r (Fondo De Besi).

È però solo negli anni ‘30, grazie all’aiuto finanziario del baronetto Hubert Miller e all’impegno dei monaci succedutisi nella carica di bibliotecario, che all’antica sala cominciano ad aggiungersi dei moderni magazzini e le raccolte librarie cominciano a crescere e ad aggiornarsi. Questo fervore di attività, unito alla gratitudine per il contributo dato dai monaci  al salvataggio dei tesori di musei e biblioteche venete nel periodo bellico, convinse Luigi De Gregori, allora Ispettore Superiore del Ministero della Pubblica Istruzione, ad adoperarsi perché anche alla biblioteca ricostituita dai monaci di Praglia venisse applicata (dal 1943) la legislazione a favore delle Biblioteche di Monumento Nazionale.

“Ex libris” di Antonio Fogazzaro (A. Martini).
“Ex libris” di Antonio Fogazzaro (A. Martini).

L’arrivo del FondoUmberto Fracassini” (sacerdote perugino, biblista e storico del Cristianesimo, coinvolto, come il Fogazzaro, nella crisi modernista), acquisito dal Ministero a favore di Praglia, ha sanzionato il delinearsi già in corso di una fisionomia tendente alla specializzazione nel campo degli studi biblici e storico-teologici. Sono queste le sezioni che vengono tenute il più possibile aggiornate.

Altri fondi sono testimonianza di vari successivi contatti della comunità con altre realtà religiose, come la biblioteca della famiglia ebraica Levi Cases (donata per riconoscenza dell’ospitalità ricevuta durante la guerra),

Il Fondo musicale, costituitosi a partire dalla donazione del Maestro Antonio Pellizzari (1958), ha oggi superato i 3700 volumi.

Nei primi anni Ottanta si è costituito il Fondo Religioni Orientali, e ultimo il Fondo “Paolo Barrera”, raccolta specializzata sulle Liturgie dell’Oriente Cristiano, pervenuta in dono nel 2004 e in corso di catalogazione.

Ktab Al-Phocholugion-al-Kbir, Gerusalemme, Francescani, 1865 (Euchologion to mega greco-cattolico in arabo)
Ktab Al-Phocholugion-al-Kbir, Gerusalemme, Francescani, 1865 (Euchologion to mega greco-cattolico in arabo)

L’intervento dello Stato, aggiunto allo sforzo della Comunità Monastica, ha reso possibile, tra l’altro, l’apertura al pubblico della biblioteca, un ulteriore arricchimento del patrimonio librario (che ha superato la cifra complessiva di 120.000 volumi) e l’espansione in nuovi spazi, soprattutto con l’adattamento a sala di consultazione (1954) dell’antica “Sala del fuoco comune”, posta al piano inferiore della biblioteca cinquecentesca.

La “càneva” sotto la biblioteca (oggi trasformata in magazzino librario) piena di casse di materiale delle Soprintendenze veneziane, ricoverato durante la guerra.
La “càneva” sotto la biblioteca (oggi trasformata in magazzino librario) piena di casse di materiale delle Soprintendenze veneziane, ricoverato durante la guerra.

Successivamente è stato attrezzato a magazzino librario anche l’ambiente situato al pianterreno (un’antica “càneva”), inaugurato nel 2005.

In tale occasione è stato possibile il recupero di un ambiente di passaggio in cui sono conservate interessanti tracce degli scomparsi edifici medievali.